INTRODUZIONE
La preistoria e l’età preromana hanno lasciato poche tracce in Valle Maira, ma i massi scolpiti a coppelle sul Monte Rocceré, l’ascia neolitica ritrovata a Marmora, la stele etrusca di Busca parlano di una vita molto antica così come le misteriose tetes coupées che ornano portali, capitelli e fontane testimoniano tradizioni e forme di culto pagano sopravvissute alla cristianizzazione. Per i romani fu troppo difficile tentare la risalita del fondovalle oltre San Damiano Macra, si stabilirono quindi lungo l’asse che dalla Valle Grana va in Valle Varaita passando per Marmora ed Elva. Lo testimoniano l’ara dedicata alla Vittoria murata nell’antica Chiesa Parrocchiale di Marmora e databile al II secolo e la lapide con la scritta “VICTORIAS AVB. VIBIUS CAESTII” murata nella chiesa romanico – gotica di Elva. Il resto è vicenda comune alle altre valli: scorrerie saracene, lotte dinastiche, contrasti feudali fino alla fine del XIII secolo quando 12 Comuni, Paglieres, Lottulo, Stroppo, San Michele di Prazzo, Ussolo, Prazzo, Marmora, Celle, Alma (l’attuale Macra), Elva, Canosio ed Acceglio decisero di riunirsi in un’unica federazione e di darsi liberi Statuti, governandosi con una repubblica autonoma anche se non potevano formalmente rifiutare l’alta signoria dei Marchesi di Saluzzo. In un documento del 1588 redatto da un notaio di Acceglio, i 12 comuni della Valle Maira fanno richiesta al Duca Carlo Emanuele I di Savoia di poter mantenere i privilegi e l’autonomia loro concessi dal Marchese di Saluzzo per quasi tre secoli e vivere secondo le consuetudini che prevedevano “immunità, libertà, buone vianze e laudabili costumi”. Fino alla presa di potere dei Savoia, con questa forma di autogestione l’economia della valle era fiorente: si praticavano l’agricoltura, l’allevamento ed il libero commercio. In questo periodo si costruirono pievi, cappelle e chiese, si commissionarono cicli di affreschi a pittori itineranti che operavano anche oltralpe: Hans Clemer, proveniente dalla Piccardia, affrescò la Parrocchiale di Elva con una stupenda Crocifissione e dipinse il Polittico conservato nella Chiesa di Celle di Macra. La cappella di S. Pietro fu decorata invece con un ciclo di affreschi dei fratelli Biazaci di Busca con una rara raffigurazione della danza macabra, iconografia assai diffusa nel versante francese e molto più rara in Piemonte. La richiesta fatta a Carlo Emanuele I non ebbe un riscontro favorevole: come ben si sa, il dominio sabaudo non contemplava forme di autogestione e con la fine dell’autonomia finì anche l’epoca d’oro della Valle Maira che ha lasciato tante testimonianze sul territorio.
PERCORSO DIDATTICO
Le tematiche affrontate nel percorso didattico sono le seguenti:
· Il raro esempio di confederazione di comuni in epoca feudale
· L’architettura religiosa
· L’architettura civile
· Gli affreschi (i pittori itineranti, la Bibbia dei poveri, i pellegrinaggi)
· Le danze macabre e le rappresentazioni popolari
L’itinerario parte da Stroppo, il comune di media valle che fu la capitale della Confederazione dei Comuni della Valle Maira. Si arriva a Borgata Paschero dove si affronta il tema della forma di governo della Valle Maira e si leggono il documento inviato al duca e alcune parti degli Statuti. Da Paschero si raggiunge, in mezz’ora circa, S.Peyre, la chiesa più importante della valle nel Medioevo ed una delle più suggestive ed interessanti. Un sentiero a mezzacosta conduce alla borgata Caudano. Situata in luogo riparato e con clima mite, essa conserva l’aspetto di antica borgata dove spicca fra le altre costruzioni, un magnifico ospedale del 1463 che racchiude in sé tutte le particolarità dell’architettura civile della valle: facciata a vela, bifore, portali megalitici e camino medievale.
Attraverso la strada carrozzabile si ritorna a Paschero e si discende a Macra, dove si visita la cappella di S. Pietro con osservazioni sulla danza macabra e le antiche rappresentazioni popolari che la riguardano e che risultano comuni all’area occitana francese.
L’ARCHITETTURA RELIGIOSA
A differenza di altre valli, la Valle Maira conserva sul suo territorio molti interessanti esempi di architettura religiosa e di opere d’arte. Questo è senz’altro dovuto al tipo di autogestione e di organizzazione sociale portato avanti ai tempi della Repubblica dei 12 Comuni che permise lo sviluppo dell’economia e del commercio e di conseguenza di un certo benessere. Infatti molto spesso era la stessa comunità a commissionare agli artisti le opere che venivano ad ornare le cappelle e le piccole chiese sparse sul territorio, come nel caso della cappella di S. Sebastiano a Marmora e del Polittico di Hans Clemer nella Chiesa Parrocchiale di Celle di Macra. Nel periodo di massima fioritura della civiltà occitana tra l’ XI ed il XIII secolo si è sviluppata una vera e propria civiltà romanica che partendo dall’Alvernia ha influenzato tutto il meridione francese ed in particolare la Provenza dove il romanico ha avuto una grande diffusione. Anche nelle valli l’architettura romanica, senza cattedrali, era presente con numerose cappelle campestri sparse sul territorio, monasteri ed abbazie. L’arte romanica nelle valli del cuneese è detta anche “senza architetti” poiché l’architettura era in stretto rapporto con il mondo rurale e l’edificio, spesso costruito su modelli pagani, era ad uso della popolazione ed il suo fascino deriva dal fatto che si utilizzava per la costruzione la pietra ed il materiale locale in una perfetta adesione al territorio. Le cappelle inizialmente erano a navata unica, quasi sempre con tetto a capriate, zona absidale poco pronunciata, semicircolare o rettangolare, portali con architrave megalitico e la presenza di sculture e raffigurazioni che avevano carattere di arte “primitiva” e popolare dove comparivano figure umane ed animali senza cartigli e scritte. In Valle Maira gli edifici romanici erano a base rettangolare con la facciata rialzata rispetto al tetto retrostante detta “a vela” e con un campanile a bifora. Un interessante esempio di questo tipo di architettura è dato dalla Chiesa di S. Salvatore di Macra. Anche se nel meridione francese il gotico venne introdotto dopo la Crociata contro i Catari nelle nostre valli, dove l’eco delle grandi influenze artistico – culturali arrivano a rilento, il romanico perdurò a lungo e non è raro trovare, fino al XV secolo, edifici che uniscono elementi tipici dell’architettura romanica ad elementi gotici. Lo stile gotico in Valle Maira introduce il campanile con un’alta cuspide sulla sommità, contornata da quattro pinnacoli, i fregi marcapiano diminuiscono e anche gli archetti non si ripetono più con regolarità, i portali alternano colonne rotonde ad altre quadrate e l’interno degli edifici religiosi diventa a tre navatelle con volte a crociera rette da pilastri in pietra.
LA CHIESA DI SAN PEYRE
Documenti storici sicuri parlano dell’esistenza, a Stroppo di una comunità cristiana nei primi anni dopo il Mille (1028) ed una tradizione giunta fino a noi la riconosce come la prima della valle. Una conferma di questo sarebbe data dalla struttura dell’abside, la prima cappella, anteriore al Mille , cui venne in seguito aggiunta la navata centrale e poi le due laterali. Situata su di un sperone roccioso, pare sia equidistante da tutte le borgate, in modo che gli stroppesi, partendo alla stessa ora dalle loro case per andare a messa, impiegassero più o meno lo stesso tempo a giungervi. Alla chiesa, che mantiene l’orientamento dell’antica simbologia cristiana con abside rivolta ad oriente e facciata ad occidente, si accede attraverso una piccola scalinata. Il portale asimmetrico rispetto all’asse longitudinale della chiesa, porta sull’architrave un simbolo che non è ancora stato decifrato e che parrebbe una data. Entrando si rimane sorpresi di fronte alla fuga di colonne in pietra che, sorreggendo le tre navate, sfociano nelle due absidi(lo spazio della terza absidiola è occupato dal campanile gotico costruito nel XIII secolo). Nelle absidi sono racchiusi i preziosi affreschi tre – quattrocenteschi: in centro domina il Cristo Pantocratore e sotto la Teoria degli Apostoli con gli strumenti del martirio ed i nomi degli stessi. Manca Giuda, sostituito dall’albero della vita, storica figura dell’eucarestia. Nella volta compare il Tetramorfo, ossia i simboli dei quattro Evangelisti con il cartiglio che indica l’inizio del Vangelo corrispondente. La navata più piccola presenta negli affreschi una curiosa Natività con la Madonna a letto in centro, di lato i Magi ed un suonatore di zampogna e la Dormitio Virginis con numerosi richiami ai Vangeli Apocrifi. Gli autori sono anonimi ma certamente pittori itineranti che operarono anche nel versante francese delle Alpi con influenze mediterraneo – provenzali.
L’ARCHITETTURA CIVILE
Il relativo isolamento e l’assenza di impianti sciistici di grandi dimensioni hanno permesso alla Valle Maira di mantenere quasi intatte molte delle sue borgate. L’architettura è quella tipica delle zone di montagna, con la casa concepita come unità abitativa autosufficiente (casa unitaria), che racchiude al suo interno tutti gli elementi necessari alla sopravvivenza dell’impresa contadina. Essa è quindi destinata ad ospitare uomini, animali, derrate alimentari e attrezzi per il lavoro.
Le case sono costruite con pietra locale; i tetti sono a capriata semplice ricoperti dalle caratteristiche “lose”; le finestre sono piccole e strombate per far entrare il massimo di luce e far uscire il minimo di calore. Lo stile è sobrio e severo con poche decorazioni, se non negli edifici più antichi dove invece si trovano portali in pietra scolpiti e facciate con finestrelle medievali, monofore e bifore.
Elemento distintivi dell’architettura civile in Valle Maira sono le colonne rotonde che reggono il colmo del tetto e le case con facciate a vela, le cosiddette “case signorili”. La facciata a vela sovrasta il tetto a falde retrostante in edifici a base rettangolare ed è spesso ornata da bifore con capitelli scolpiti e bellissimi portali megalitici, ossia costruiti in pietra con piedritti a struttura verticale ed un architrave megalitico orizzontale (costituito da un blocco unico). Quasi sempre l’altezza del muro della facciata delle case signorili corrisponde alla lunghezza del lato minore del rettangolo di base. Esso continua al di sopra del livello del tetto e termina orizzontalmente coperto da un suo proprio tetto in lastre di pietra. In alcuni casi salendo di un metro oltre il livello del tetto termina con due lati inclinati paralleli alle falde del tetto. Le facciate a vela, sotto il loro piccolo tetto, presentano una fila orizzontale di fori quadrati sotto i quali sono fissate, nel muro, lastre sporgenti di pietra che potrebbero essere dei colombai. Altri fori, che si vedono sovente ad altezze regolari verso i lati esterni della facciata, sono probabilmente i resti degli ancoraggi delle impalcature in legno usate durante la costruzione. La trave di colmo del tetto sporge spesso sulla facciata, riparata da lastre di ardesia. Si pensa fossero le case delle famiglie più abbienti, forse dei rappresentanti dei Comuni presso il Marchese di Saluzzo, anche se recenti studi fanno pensare a case utilizzate dall’intera comunità a scopo sociale oppure religioso. Alcuni interessanti esempi di queste costruzioni sono presenti ancora attualmente a Celle di Macra, in borgata Castellaro, in borgata Combe di Macra e ad Urzio, nel Comune di Marmora. L’edificio che racchiude in sé molte delle caratteristiche dell’architettura civile della valle è l’antico ospedale di Caudano, costruito nel 1463 nel comune di Stroppo che presenta oltre alla facciata a vela, portali megalitici ed uno dei pochi camini medievali rimasti.
GLI AFFRESCHI
Nelle chiese della Valle Maira si possono ammirare numerosi cicli di affreschi a partire da quello romanico con influenze ottoniane di S. Salvatore a Macra, con episodi tratti dall’Antico Testamento, a quelli gotici di S. Peyre di Stroppo fino ad arrivare alla meravigliosa Crocifissione dei primi anni del Cinquecento di Elva.
L’evangelizzazione di questi territori cominciò con l’insediamento di monasteri ed abbazie nel fondovalle, di cui la più nota è l’Abbazia benedettina di Villar S. Costanzo, e continuò con la costruzione di pievi ed edifici religiosi cristiani sui precedenti luoghi di culto. L’uso di immagini affrescate contribuì alla cristianizzazione: sulle pareti degli edifici religiosi si raccontarono ad esempio le storie edificanti di quei santi evangelizzatori che subirono persecuzioni e torture pur di diffondere la religione cristiana. In periodi in cui la maggior parte della popolazione non sapeva leggere, quello figurativo era senz’altro il modo più diretto ed efficace di trasmettere dei messaggi chiari. L’esempio più emblematico di quella che viene detta la “Bibbia dei Poveri” è dato dalle storie di San Giorgio a Villar S. Costanzo.
In media ed alta valle sono presenti, nei cicli di affreschi, le storie dei santi e la Teoria degli Apostoli, ma anche episodi tratti dai Vangeli Apocrifi e raffigurazioni curiose e poco frequenti come le immagini dell’Inferno in S. Sebastiano a Celle di Macra e la danza macabra di S. Pietro a Macra.
I pittori che hanno affrescato questi monumenti erano artisti “itineranti” come Jean Baleison che, dalla natia Valle Stura, andò a lavorare nell’area occitana d’oltralpe ed i fratelli Biazaci, originari di Busca, che, invece, raggiunsero anche Liguria. L’artista di maggior levatura fu senz’altro Hans Clemer, un fiammingo che, a seguito dei contatti avuti con un pittore di Venasca che aveva la sua bottega in Provenza, capitò nel territorio del Marchesato di Saluzzo dove realizzò polittici ed affreschi di alto valore artistico in cui si combinano influenze mediterraneo – provenzali, fiamminghe e ferraresi.
LA DANZA MACABRA
Questa iconografia, abbastanza rara in Piemonte e diffusa soprattutto in Francia, si ispira a rappresentazioni popolari che ebbero ampia diffusione nel Medioevo anche nei territori di cultura occitana. Il tema fu dipinto dapprima in Italia nella Cattedrale di Atri (1260 circa), a Pisa (1350 – 1360), a Cremona (1419) e a Clusone (XV secolo). Le più antiche testimonianze poetiche riguardo a questo soggetto si trovano però in Francia e sono opera di Baudoin de Condé (1275) e Nicolas de Margival (1300) anche se esistono due testi del XII secolo, uno italiano ed uno inglese, attualmente considerati apocrifi. Le rappresentazioni derivavano da spettacoli teatrali popolari, in cui i trapassati dapprima parlavano e si muovevano e poi si mescolavano alla vita stessa invadendo il mondo e cercando di afferrare i vivi. La fine del Medioevo è accompagnata da queste visioni di scheletri che celebrano il piacere dei sensi e la gaiezza come invito ad afferrare l’esistenza prima che finisca. Sebbene le danze macabre inizialmente fossero concepite con uno spirito epicureo, lontano dal pensiero cristiano, esse divennero, nei cicli della morte dell’arte gotica, raffigurazioni che mettevano in guardia i fedeli sulla fugacità della vita, sull’ineluttabilità della morte sottolineando inoltre l’eguaglianza di tutti gli uomini di fronte a tale tragico evento. Esse quindi assunsero un significato di grave e pressante avvertimento.
SAN PIETRO DI MACRA
Situata su un sentiero che conduce alla Borgata Camoglieres, partendo poco più in basso dell’abitato di Villar di Macra, la cappella di San Pietro è a base rettangolare con quattro pinnacoli sul tetto in ardesia. Per secoli trascurata, di recente è stata restaurata e sono stati riportati alla luce gli affreschi sotto scialbo rivelando la presenza di una interessante raffigurazione di danza macabra con scritte in francese antico. Il ciclo pittorico presenta inoltre episodi sulla vita di San Martino ed una Annunciazione sopra l’attuale porta d’ingresso. Gli affreschi, della seconda metà del Quattrocento sono stati attribuiti ai Fratelli Biazaci, già autori dei dipinti delle due cappelle di San Sebastiano e Santo Stefano a Busca e della Parrocchiale di Marmora. La pittura dei Biazaci è semplice, elegante nel ritmo e nelle forme e immediatamente comprensibile, avvicinabile al gotico internazionale.
Emigrati in Liguria, vi rimasero fino al 1490 dipingendo il noto ciclo del Santuario delle Grazie ai Piani di Imperia.
NOTE SUL PERCORSO
Esempio di facciata a vela |
L’itinerario è di media difficoltà e il percorso, al di là degli aspetti storico-artistici, è arricchito da informazioni sui caratteri di questa zona centrale della valle che, nel Medioevo, era il fulcro della vita economica e sociale con i periodici mercati e la presenza di numerose osterie: l’aspetto naturalistico, l’architettura, le particolarità storiche si fondono nella trattazione del tema per fornire un quadro più completo su questo territorio.
VIAGGIARE ALLA SCOPERTA DELLA NATURA
I percorsi degli antichi pellegrini attraversavano gli immensi spazi naturali incontaminati delle valli alpine, dominati dall’azzurro del cielo e dal verde della natura, interrotti soltanto da piccole cappelle votive create per dare loro un riparo e per una sosta spirituale.
DRONERO E L’ABBAZIA DI VILLAR S. COSTANZO.
Mattino visita alla cittadina di DRONERO. Situata ai piedi della Valle Maira, Dronero fu uno dei comuni della zona che, insieme con altri tredici, fece parte di una Confederazione che si autogestì con propri statuti per all’incirca quattro secoli. Dronero mantiene una struttura tipicamente medievale, con la parrocchiale, costruita nel XIII secolo, e il caratteristico “ponte del Diavolo”, la cui costruzione risale al 1428 sul racconto di un antica leggenda. Non bisogna dimenticare gli splendidi palazzi signorili risalenti al Sei e al Settecento.
Pomeriggio visita a VILLAR SAN COSTANZO. La prima tappa riguarda l’abbazia benedettina, tra le più antiche della Provincia di Cuneo, di cui rimangono tracce nella suggestiva cripta risalente all’anno Mille ed in un ciclo di affreschi risalente al Quattrocento e rappresentante le storie di S. Giorgio. Si prosegue per una breve passeggiata che permette di ammirare un centinaio di rarissime erosioni geologiche simili ad enormi funghi denominate “Ciciu”, che, secondo una leggenda locale, erano persecutori di San Costanzo, trasformati in pietra.
CHIALVETTA
Itinerari tematici:
L’ARCHITETTURA RURALE DELLE VALLI OCCITANE
I GEOSITI E LE EMERGENZE NATURALISTICHE
PERCORSI DI CULTURA ED ETNOGRAFIA ALPINA
Arrivati ad Acceglio (1220 m), ultimo comune della Valle Maira, classiche escursioni per gli amanti della montagna si snodano a partire dal Vallone di Unerzio, la cui bellezza naturale del paesaggio, caratterizzato da ricche foreste di conifere che lasciano spazio ad estesi pascoli, associata alle ricchezze architettoniche delle borgate, ottimamente ristrutturate, gli ha valso il riconoscimento di "zona di notevole interesse pubblico".
E’ possibile inoltrarsi nel vallone laterale di Unerzio con due itinerari. Il primo si snoda lungo il sentiero escursionistico "La scurcio" (La scorciatoia) e permette una visita lungo il suo percorso di tutte le borgate presenti. Il secondo segue la strada carrozzabile percorribile fino a Prato Ciorliero (l’asfalto termina poco sopra la borgata Viviere), da dove si dipartono i principali itinerari escursionistici per gli amanti dell’alta montagna; un bivio che si incontra poco oltre la borgata di Viviere, all’altezza di un tornante, permette di raggiungere su strada sterrata un pò sconnessa il Colle Ciarbonet, da dove raggiungendo agevolmente per cresta il Monte Midia, si gode di uno splendido panorama su Acceglio e su tutta la valle.
Località principali del vallone di Unerzio:
Frere, Gheit, Chialvetta, Pratorotondo, Viviere, Prato Ciorliero, Passo della Gardetta.
Da vedere:
Frere: Vale la pena passeggiare nei due nuclei del centro storico, dove si trovano gradevoli elementi architettonici e un affresco murale di Giors Boneto da Paesana, pittore presente in tutta la valle che operò a cavallo tra il 1700 e il 1800.
Gheit: Caratteristica per ottimi esempi di ristrutturazione di abitazioni. È possibile visitare un vecchio forno a legna dotato di tutti gli strumenti necessari per la panificazione: si rileva a questo proposito che le coltivazioni alimentari locali di un tempo erano dominate dalla segale e dalla patata.
Chialvetta: Presso la "Trattoria della Gardetta" è possibile richiedere la visita al museo "La Misoun d’en bot" (in occitano significa "La casa di una volta"), all’interno del quale è ricostruita con particolare cura e in sezioni ben strutturate la testimonianza della vita di un tempo, raccontata dagli oggetti raccolti nelle borgate abbandonate dell’alta Valle Maira. Da non perdersi è una visita fra le viuzze della borgata, in cui si ritrovano angoli deliziosi accompagnati da esempi di ottimi recuperi di edifici nel totale rispetto dell’urbanistica originaria.
LA MISOUN D’EN BOT - Museo etnografico
Apertura: il museo è visitabile su prenotazione alla Trattoria della Gardetta, in Chialvetta (Tel. 0171/99017 – Rolando Comba); chiuso il mese di novembre. Ingresso: € 2,58 a persona, € 1,55 per i gruppi
Il Museo, nato nel 1992, ricrea l’interno di un’abitazione tradizionale dell’Alta Valle Maira, composta da cucina, stanza da letto, stalla e fienile. Nella cucina si possono notare pentole in rame, un paiolo per la polenta, stoviglie in ceramica e un tavolo a libro: vi sono esposti anche pani di segale e orzo. Nella stanza da letto si trovano un letto in legno, una culla, un armadio, lenzuola tessute a mano e alcuni portacandele. Sono esposte inoltre antiche trappole per topi, faine e volpi.
Su dei manichini vengono presentati i costumi femminili della valle e nel grande salone al piano terra sono raccolti gli attrezzi di lavoro dei mestieri di un tempo: calzolaio, fabbro, maniscalco, falegname.
Pratorotondo: Questo insediamento urbano presenta una forma allungata secondo il vallone, in quanto le sue case furono costruite ai due lati del vecchio sentiero. All’interno della borgata è presente il Rifugio Unerzio, gestito dal CAI di Carmagnola, le cui chiavi si possono reperire presso la "Trattoria della Gardetta" a Chialvetta. A monte della borgata, seguendo il ruscello, isolato dalle case si incontra un antico mulino a pietra, la cui particolarità è che le pale girano su asse verticale, unico esemplare di questo tipo presente in zona.
Viviere: È un gruppo di case usate un tempo da pastori, arroccate attorno ad un pilone costruito su un masso. Si può vedere l’efficace disposizione delle stalle che costituiscono il piano terreno di una casa, che costituivano un tempo il metodo più efficace di riscaldamento, mentre a monte del paese sono ancora visibili le tracce di vari "gias" (luogo in cui si radunano gli ovini e i bovini per trascorrere la notte) delimitati da muretti a secco.
Parte alta del vallone: Dal punto di vista antropico, la parte alta del vallone è caratterizzata dai resti delle fortificazioni militari costruite in prevalenza prima della Seconda Guerra Mondiale: bunker, "case matte", ricoveri per feriti, teleferiche, pali della corrente elettrica, quartiere generale di Prato Ciorliero.
Dal punto di vista naturalistico, è disponibile una vasta rete di sentieri: GTA (Grande Traversata delle Alpi), Percorsi Occitani, Sentiero Roberto Cavallero, Montagne Sans Frontiere.
Numerosi sono anche gli itinerari per escursioni giornaliere: La Scurcio (zona bassa del vallone); Passo e Pianoro della Gardetta; Laghi Roburent; Colle Enchiausa; Il Colletto-Colle Ciarbonet-Monte Midia.
Classica per gli amanti dell’alpinismo è l’ascensione al Monte Oronaye, con possibilità di pernottamento al bivacco del Colle Feuillas.
ESCURSIONISMO NEL VALLONE DI UNERZIO
Sentiero "La Scurcio" |
DIFFICOLTÀ: |
Per tutti |
LUNGHEZZA DEL PERCORSO: |
7,5 Km |
DISLIVELLO: |
588 m |
TACCHE DI RICONOSCIMENTO: |
giallo-verde |
ITINERARIO E TEMPO DI PERCORRENZA: |
Acceglio (1220 m) – Frere (1196 m) – Chialvetta (1434 m) : 1 ora |
Chialvetta – Pratorotondo (1639 m): 30 minuti |
Pratorotondo – Viviere ( 1713 m): 15 minuti |
Viviere – Grangie (1784 m): 10 minuti |
DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO |
"La Scurcio", che in occitano significa "La Scorciatoia", è un sentiero che inizia alle porte di Acceglio, poco prima della salita sulla strada che conduce a Chialvetta. Esso parte da una strada sterrata all’ombra di frassini, che raggiunge in pochi minuti la località di Frere, passando di fronte all’impianto sciistico di Acceglio e all’albergo "Le Marmotte".
Dopo aver attraversato un ponte, si imbocca una strada sterrata, che presto diventa sentiero, sulla destra orografica del vallone; costeggiando un lariceto si giunge alla borgata Gheit (1372 m).
Lungo l’itinerario che da Gheit conduce a Chialvetta, il sentiero segue muretti a secco che un tempo servivano a delimitare le proprietà dei campi coltivati. A partire da un ponte in legno che scavalca il ruscello Unerzio, è possibile prendere visione, su appositi pannelli esplicativi, delle principali caratteristiche della ittiofauna e delle specie arboree locali.
Visitata Chialvetta, passando di fronte alla parrocchiale di Sant’Anna e costeggiando le ultime case di Chialvetta, il sentiero segue ora dall’alto il ruscello, e in dolce pendenza all’ombra della vegetazione conduce a Pratorotondo.
Dopo pochi minuti ancora si raggiunge Viviere, che permette una bella veduta sul versante opposto della Valle Maira, dominato dalla presenza del Monte Chersogno: continuando a seguire le tacche giallo-verdi, e attraversata la strada che porta a Prato Ciorliero, si segue il sentiero che porta dopo pochi minuti alle Grangie, da dove si può ammirare uno splendido panorama sul vallonetto culmina con la cresta spezzata del Monte Cassorso.
Goduta della visuale da località Grangie, il sentiero inizia la sua discesa e, seguendo un viottolo costeggiato da bei prati, chiude l’anello collegandosi al percorso fatto all’andata poco a più a valle di Pratorotondo. |
Prato Ciorliero - Passo della Gardetta -
Rifugio Gardetta |
DIFFICOLTÀ: |
Per tutti |
TEMPO DI PERCORRENZA: |
2 ore 15 minuti |
DISLIVELLO: |
|
TACCHE DI RICONOSCIMENTO: |
gialle (P.O.); bianco-rosse (GTA) |
ITINERARIO E TEMPO DI PERCORRENZA: |
Prato Ciorliero (1955 m) - Passo della Gardetta (2437 m): 1 ora |
Passo della Gardetta - Rifugio della Gardetta (2335 m): 10 minuti |
DESCRIZIONE DELL’ITINERARIO |
Giunti a Prato Ciorliero, una bella conca pascoliva con ruderi dell’antico quartier generale delle truppe che presidiavano questo territorio durante la Seconda Guerra Mondiale (giugno 1940), usate attualmente come ricovero estivo da un pastore, si imbocca il sentiero che si inerpica da una evidente mulattiera a partire da un pilone votivo posto sulla destra orografica del vallone. La parte iniziale del sentiero è abbastanza ripida, ma superato un balzo con radi larici si fa più dolce fino a raggiungere delle opere fortificate costituite da bunker un tempo collegati fra loro da passaggi sotterranei, ora pericolanti. Con alcuni tornanti su terreno di colore bianco, costituito da rocce gessoso-anidritiche che includono grossi massi scuri di antracite, si raggiunge rapidamente al Passo della Gardetta, dal quale si gode di una visuale mozzafiato sull’omonimo altopiano. Nel periodo estivo, è possibile raggiungere il sottostante Rifugio CAI della Gardetta, dove è possibile sia rifocillarsi prima del ritorno, sia pernottare. La discesa al rifugio, rapida, si fa seguendo una comoda strada sterrata, sulla quale è interdetto il transito delle macchine.
In alternativa, dal Passo della Gardetta è possibile raggiungere le creste del Bric Cassin (2625 m, 15minuti), oppure compiere l’ascensione al Monte Cassorso (2776 m, 45 minuti, percorso aereo con un passaggio su roccia), dai quali si può godere una spettacolare veduta sulla Valle Maira e sul Monviso.
Altro percorso per il ritorno, consigliato a buoni escursionisti, è il circuito che dal Passo della Gardetta devia verso il Passo di Rocca Brancia (2620 m), Colle dell’Oserot (2640 m), Colle Vittorio (2525 m), Ricovero Escalon (2270 m), Prato Ciorliero. Questo itinerario richiede 2 ore e 30 minuti di cammino, e permette di osservare le opere ingegneristiche costruite dai soldati nel periodo bellico: le strade militari (in parte ricoperte dalle pietraie oltre il Colle dell’Oserot); i bunker; le case "matte"; i pali delle linee elettriche che eroicamente resistono nelle conche dell’Oserot; l’acquedotto che si può seguire poco sopra il Colle Vittorio, dal Passo della Croce a Passo Peroni; il Ricovero dell’Escalon, luogo di primo soccorso per i feriti e i malati; i basamenti della teleferica che portava al Passo dell’Escalon; i tunnel sotterranei che conducono sulla vetta del Monte Scaletta, dove si ritrovano strategici posti di avvistamento sul territorio francese. |
LE OPERE MILITARI NELLA PARTE ALTA DEL VALLONE DI UNERZIO |
ACCEGLIO
Itinerari tematici:
PERCORSI DI CULTURA ED ETNOGRAFIA ALPINA
Bei prati verdi, boschi di abete e di larice nei quali si possono incontrare i cervi, sovrastato dalle vette del Midia, del Culour e del Boulliagna, dietro al quale compaiono le grandi vette della valle, con i valichi alpini delle Munie, del Sautron e del Maurin, per secoli vie di comunicazione con la vicina Francia; questo è Acceglio, allungato lungo le rive del Maira ai piedi di una rocca sulla quale resistono pochi ruderi di un antico castello.
L’insediamento, situato in posizione strategica e favorevole, fu infatti sempre considerato di importanza militare, come mostrano le vicende del castello fortificato e delle opere belliche presenti in tutto il suo territorio.
Attorno alla rocca si possono visitare la Confraternita, sede del Museo di Arte Sacra, la Chiesa parrocchiale, ricca di opere di pregio e il Municipio, i cui uffici sono ornati da una serie di opere di Matteo Olivero, importante pittore del 1900, originario di Pratorotondo e che poi operò nel saluzzese.
Passeggiando nelle stradine di Acceglio, nella parte oltre il Maira, spicca la casa della famiglia Baralis, risalente al XV secolo: l’affresco sulla facciata principale è ancora opera di Matteo Olivero,
Di fronte a Casa Baralis si trova la chiesa dei Cappuccini, ora sconsacrata, il cui ordine religioso venne qui chiamato nel 1598, negli anni dell’eresia calvinista, per arginare l’abbandono da parte dei fedeli della religione cattolica.
Il territorio del comune di Acceglio include tutta la testata della Valle Maira. Le frazioni principali sono: Frere, Chialvetta, Villaro, Lausetto, Ponte Maira, Saretto, Chiappera. La località ebbe fasi di grande sviluppo economico soprattutto grazie alle risorse di pascolo e alle vie di comunicazione lungo i colli del Maurin e delle Munie.
· MUSEO DI ARTE SACRA NELLA CONFRATERNITA Il museo situato nei locali della Confraternita di Acceglio, contiene opere sacre del ’400 al ’700. La visita, a pagamento (€ 2,60 a persona, € 1,50 per gruppi superiori a 10 persone), può avvenire nei mesi di agosto (sabato e domenica) e settembre (solo domenica), oppure prenotandola all’Ufficio Turistico di Valle (0171/917080).
Informazioni: Don Graziano Einaudi (Tel. 0171-900225/348-2701671)
Il Museo d’Arte Sacra dell’Alta Valle Maira, realizzato nel 1998, ha sede nell’Oratorio della Confraternita dell’Annunziata: la sua istituzione è avvenuta soprattutto per la salvaguardia dei tesori artistici delle piccole chiese della valle, purtroppo sempre più spesso visitate da ladri di opere storiche.
I restari e l’allestimento sono avvenuti in collaborazione con la Regione Piemonte, la Diocesi di Saluzzo e il Comune di Acceglio.
Il museo si articola in cinque spazi espositivi e vi si accede dall’aula della chiesa che mantiene i suoi caratteri di luogo di culto; oltre l’altare si apre lo spazio del coro, destinato alle adunanze dei Confratelli.
Tre sono le sale tematiche, destinate alle devozioni locali, alle riproduzioni dei progetti per la ricostruzione di alcune chiese dell’Alta Valle e alla temporanea conservazione degli arredi della cappella della Madonna delle Grazie. Tra le collezioni spiccano i dipinti che provengono dal soppresso convento dei Cappuccini, una rara miniatura quattrocentesca e le offerte votive legate alla tradizione popolare (ex voto, liouréos e monili femminili).
STROPPO
Itinerari tematici:
L’ARCHITETTURA RURALE DELLE VALLI OCCITANE
PERCORSI DI CULTURA ED ETNOGRAFIA ALPINA
Stroppo è un luogo ricco di testimonianze medioevali e realtà attive del loro recupero.
Preannuncia il paese la borgata di Pessa, eretta su uno sperone che costringe ad una lunga curva a gomito la strada di valle; la costruzione più imponente dell’abitato viene ancor oggi detta Il Castello, mentre dalla curva un sentiero conduce ad un notevole ponte in pietra a schiena d’asino che attraversa il Maira.
Anche da Bassura di Stroppo si raggiunge il fiume, scendendo fra le antiche vie della borgata e costeggiando i ruderi di un mulino e di un forno a calce. Dall’altra parte del Maira ci si inoltra nell’abetina di Stroppo, catalogata nei boschi da seme e censita nel 2000 nei Siti di Interesse Comunitario dal Ministero dell’Ambiente; da qui si possono raggiungere, con il sentiero dei Percorsi Occitani, le borgate del Palent verso Celle Macra, oppure verso Arata di Marmora per la strada detta “Napoleonica”.
Poco prima di Bassura di Stroppo, un bivio sale a Paschero, la borgata principale di Stroppo, che si erge su uno sperone dominante con la Chiesa e il Municipio. Lungo la strada, al tornante, si incrocia l’antica Strada dei Cannoni, sentiero in buona parte lastricato, che sale alle alte borgate del Vallone di Morinesio e alle borgate di San Martino, per poi proseguire verso il Colle di San Giovanni ed Elva.
Sopra Paschero si trova la chiesa di San Peyre, con scorci suggestivi sulla media valle: essa è fra gli edifici sacri più antichi della valle, assieme alla chiesa di San Salvatore di Macra, i cui interni sono arricchiti da pregiati affreschi e da molte singolarità artistiche e architettoniche. Dalla chiesa un sentiero panoramico conduce a Caudano e Centenero, raggiungibili anche su strada da Paschero.
A Caudano si sta recuperando un edificio di notevole pregio storico e architettonico, essendo il più antico ospedale della valle,con funzione di lazzarettto nei periodi delle pestilenze: la facciata a vela, un grande portale in pietre megalitiche, due bifore gotiche con elementi celtici, come le teste di pietra, la struttura dell’intero agglomerato urbano in cui si sviluppa, con una piazzetta racchiusa fra gli edifici, la cappella di San Chiaffredo, un porticato con stalle e fienili, il forno e la fontana.
L’intera borgata indica l’importanza sociale da essa svolta nel periodo medioevale della “Repubblica della Valle Maira”, la cui autonomia veniva garantita dagli Statuti stipulati col Marchesato di Saluzzo, suo protettore.
Continuando a salire dalla Chiesa di San Peyre, per strada o per sentiero, si raggiunge la caratteristica borgata di Morinesio, dalla quale si prosegue per la Chiesa di Santa Maria di Morinesio, isolata al di là di un’ampia conca pascoliva e arroccata sulla cima di un dirupo che domina tutta la Valle Maira, in una grandiosa vista panoramica. La chiesa è un monumento storico nazionale.
La strada attraversa adesso in piano l’alto vallone di Morinesio e Cucchiales, per raggiungere le borgate di San Martino, arroccate su un sperone che offre un belvedere su tutta l’Alta Valle Maira. I vicini Monte Bettone e il Colle di San Giovanni permettono scorci vertiginosi sui dirupi del Vallone d’Elva, di cui si intravede sul fondo la carrozzabile che lo risale.
Viaggio in Occitania fra pellegrinaggi e mestieri itineranti (giornata intera)
Età scolare consigliata: |
Secondo ciclo scuole elementari e scuole medie inferiori. |
Ambiti disciplinari
(discipline collegate ai contenuti della visita): |
Storia: epoca pre – romana, romana e medievale e contemporanea con lo svilupparsi dei mestieri itineranti.
Architettura: particolarità dell’architettura rurale della valle, pievi e cappelle.
Arte: pittura del ‘400 in Piemonte.
Letteratura: i trovatori.
Ambiente: il corso d’acqua. |
Prerequisiti:
· Norme di comportamento all’interno di un
edificio monumentale. |
Obiettivi del percorso:
· Scoprire luoghi ed itinerari con una storia particolare, appartenenti ad una minoranza linguistica.
· Scoprire la vita degli abitanti delle borgate della Val Maira.
· Entrare a contatto con un ambiente di rara bellezza, le sue piante ed i corsi d’acqua. |
Luoghi interessati: |
Macra
Borgata Caricatori e Langra
(sentieri di media valle) |
Struttura della visita:
· Arrivo a Dronero ed incontro con la guida. Si raggiunge Macra e si visita alla cappella di S. Salvatore.
· Ci si inoltra, a piedi, lungo il vallone di Langra. Lungo il percorso si svolgeranno alcune attività didattiche ambientali.
· Arrivo alla sorgente del torrente di Langra. Pranzo.
· Si prosegue sul sentiero per la borgata di Camoglieres.
· Attività didattica sull’architettura rurale.
· Ritorno a Macra e rientro.
Attività svolte:
Attività di educazione ambientale sul corso d’acqua.
Attività ludica alla scoperta della struttura delle borgate.
Durata della visita: Giornata intera.
Materiale fornito:
· Scheda di supporto didattico per gli insegnanti “Viaggio in Occitania”
· Occorrente per le attività ambientali.
I Saraceni che invasero Villar (giornata intera)
Età scolare consigliata: |
Secondo ciclo scuole elementari e scuole medie inferiori. |
Ambiti disciplinari
(discipline collegate ai contenuti della visita): |
Storia: epoca medievale.
Arte: arte ed architettura medievale.
Scienze: geomorfologia.
Educazione ambientale: osservazione e percezione dell’ambiente.
Attività Motoria: passeggiare in mezzo alla natura. |
Prerequisiti:
· Conoscenze di base di storia medievale e sui fenomeni di trasformazione della terra.
· Norme di comportamento in una Riserva Naturale Speciale e all’interno di edifici sacri e monumentali. |
Obiettivi del percorso:
· Osservare, leggere e decodificare il territorio;
· Analizzare il fenomeno delle invasioni Saracene in Piemonte.
· Comprendere il formarsi delle leggende. |
Luoghi interessati:
|
Villar San Costanzo: Riserva Naturale Speciale dei Ciciu del Villar; Parrocchiale di San Pietro in Vincoli, ex abbazia benedettina. |
Struttura della visita:
· Incontro con la guida.
· Introduzione sul tema della Riserva Naturale Speciale dei Ciciu del Villar e note sulla formazione del fenomeno geologico.
· Partenza per il percorso naturalistico a piedi su sentiero sterrato (1 ora circa) durante il quale verranno analizzate le caratteristiche dell’ambiente di formazione dei Ciciu e le peculiarità di tali colonne di erosione. Particolare attenzione sarà rivolta all’individuazione degli insediamenti umani e agli interventi dell’uomo.
· Pranzo.
· Nel pomeriggio si analizzerà la nascita delle leggende sui Ciciu. In seguito, breve percorso a piedi su strada asfaltata (10 minuti) per raggiungere la Parrocchiale di San Pietro in Vincoli di Villar San Costanzo, l’ex abbazia fornirà lo spunto per affrontare il tema dell’intervento dei monaci sul territorio e la visita alla Cappella di San Giorgio consentirà di approfondire il tema delle leggende.
Durata della visita: Giornata intera.
Attività svolte:
Attività didattica: “Teatrando tra i Ciciu”: i ragazzi, opportunamente guidati, dovranno mettersi in gioco e raccontare in modo coinvolgente il fenomeno naturale che ha portato alla formazione dei “funghi di pietra”.
Materiale fornito:
· Scheda di supporto didattico per gli insegnanti “I Saraceni che invasero Villar”.
· Materiale di supporto per l’attività “teatrale”.
Note tecniche:
I ragazzi devono essere muniti di scarpe adatte a percorrere un sentiero di montagna; giacca impermeabile; ombrello portatile; maglietta di ricambio; bottiglia per l’acqua.
I 12 della Val Maira (giornata intera)
Età scolare consigliata: |
Suole medie superiori. |
Ambiti disciplinari:
(discipline collegate ai contenuti della visita): |
Storia: fine XIII – fine XVI
Arte: pittura XV secolo; architettura alpina e peculiarità della Val Maira
Educazione Civica: Amministrazione di una confederazione di comuni nel medioevo
Letteratura: letteratura popolare del ‘400 |
Prerequisiti:
· Conoscenze di base di storia medioevale.
· Norme di comportamento all’interno di un edificio storico. |
Obiettivi del percorso:
· Evidenziare il particolare modo di governarsi scelto da 12 Comuni della Valle Maira.
· Scoprire le peculiarità dell’architettura locale.
· Analizzare le caratteristiche degli affreschi quattrocenteschi della Valle.
· Evidenziare le motivazioni che giustificano la presenza di un patrimonio artistico molto elevato in Valle Maira. |
Luoghi interessati: |
Stroppo- Borgata Paschero: località considerata capoluogo della Repubblica dei 12 Comuni.
Chiesa di San Peire: una delle chiese più importanti della Valle, riferimento di ogni comune.
Borgata Caudano: borgata che ben si presta a comprendere la caratteristica architettura della Valle.
San Pietro di Macra: cappella che offre affreschi insoliti che hanno come tema la “Danza Macabra”. |
Struttura della visita:
· Arrivo a Dronero ed incontro con la guida. Si raggiunge Stroppo-Borgata Paschero dove si introdurrà il tema oggetto della visita. Si proseguirà lungo un percorso a piedi su sentiero sterrato o strada asfaltata verso la Chiesa di San Peire dove si affronterà il tema della pittura nel ‘400 in Valle Maira.
· Pranzo.
· Nel pomeriggio si raggiungerà con un percorso a piedi in parte su strada sterrata e in parte su strada asfaltata verso la Borgata Caudano dove si toccherà il tema dell’architettura locale con particolari riferimenti alle peculiarità della Valle.
· Si raggiunge Macra dove un breve percorso a piedi condurrà alla Chiesa di San Pietro dove si conserva un raro esempio di affresco avente come tema la “Danza Macabra”
Attività svolte:
Attività didattica “A caccia di particolari”, imparare ad osservare e a leggere l’architettura locale.
Durata della visita: Giornata intera.
Materiale fornito:
· Scheda di supporto didattico per gli insegnanti “I 12 della Valle Maira”.
· Materiale di supporto per l’attività didattica.
Note tecniche:
I ragazzi devono essere muniti di scarpe comode, possibilmente scarponcini, giacca impermeabile ed ombrello portatile; materiale per scrivere e supporto rigido (cartoncino o cartellina).
Avvertenze:
E’ consigliabile segnalare la presenza di eventuali soggetti portatori di handicap.
In caso di pioggia il programma subirà alcune modifiche.
Lezione in classe consigliata: Comunicare con le immagini
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