Dalla finestra ampia e luminosa Marilù vedeva i tre maestosi pini del parco e sentiva il cinguettio incessante dei merli e dei passeri che si affannavano a volare di ramo in ramo nel folto del verde tra nidi e pigne ancora acerbe per la stagione.
Un passero volò timidamente sul davanzale esterno e con la testina ricurva guardava curioso l’interno della stanza. Marilù stette immobile e solo con lo sguardo spaziava tra le sue piume cangianti cercando di capire il significato di quell’incontro ravvicinato.
All’improvviso sentì una voce stridula e, incredula, vide che proveniva da quel becco impertinente che continuava insistentemente a stare lì, su quel davanzale e raccontava di una storia incredibile che gli era capitata quel giorno:
"Ero un bambino come tanti altri, stavo giocando nel cortile della mia casa, la mamma mi aveva preparato per la scuola e stavo aspettando l’arrivo dello scuolabus; guardai il cielo e all’improvviso mi sentii trasportare in alto e diventai piccolo piccolo, le mani si trasformarono in piume, le gambe in zampe e la mia bocca diventò questo becco che tu vedi.
Volavo ad alta quota tra le nuvole rosa e luminose della primavera. Il volo era entusiasmante e non avevo mai provato tante emozioni.
Ora però sono qui, non so dove si trova la mia casa, la mia mamma, i miei amici e i miei giochi, aiutami per favore".
Marilù si stropicciò gli occhi e scrollò la testa per convincersi che non stava sognando poi guardò ancora dalla finestra e l’uccellino era sempre lì e il vento gli scompigliava le piume.
Quanti pensieri nella piccola mente della bimba!
Scese in giardino e con il naso all’insù provò a guardare meglio: c’erano tanti uccellini e tutti cinguettavano volando vicino e lontano, nel parco e oltre.
Provò a chiamare il suo passero, provò a parlare con uccellini temerari che si erano avvicinati a lei, ma nessuno rispondeva.
La nonna che badava a Marilù quando mamma non c’era, la vide e si preoccupò per quel suo comportamento strano, pensò che avesse la febbre e la ricondusse subito a casa cercando di calmarla e di farla ragionare perché i grandi non accettano quasi mai le cose un pò strane perché di esse hanno paura.
Marilù raccontò tutto alla nonna che, sempre più stupita, chiamò il dottore e la mise a letto rimboccandole con molta premura la coperta con i cuoricini rosa.
Il dottore diagnosticò solo un attacco acuto di fantasia, tipico dei bambini a quell’età e se ne andò sorridendo.
Marilù chiuse gli occhi e pianse ma tra i singhiozzi, risentì la voce stridula. Corse alla finestra e l’uccellino era ancora li, era più sconsolato di prima e più che mai voleva il suo aiuto.
Marilù socchiuse i vetri e parlò fitto fitto con quell’essere tanto strano e poi ...... chiuse la finestra, si adagiò sul letto, chiuse gli occhi e improvvisamente......... si risvegliò.
Era stato un lungo sogno, un sogno insolito e strano.
Chissà, forse, in qualche parco del mondo, esiste davvero un uccellino con tanto bisogno d’aiuto. Forse, a volte, anche i sogni possono essere veri e la realtà può trasformarsi in un incredibile sogno.