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 & pagina web pubblicata il: 16/12/2005 nella categoria: Luoghi da: InGranda

 
Le frazioni di Fossano

    La città di Fossano è circondata da quindici frazioni che offrono buone possibilità di passeggiate nel verde della campagna, alla scoperta di piccole opere d’arte, di tradizioni e di cultura locali, di feste popolari e di sana gastronomia.

 ...DI FRAZIONE IN FRAZIONE..
(tratto da: http://www.bibliotecafossano.it/cultura/cultura/citt%C3%A0/frazioni.htm)

La città di Fossano è circondata da quindici frazioni che offrono buone possibilità di passeggiate nel verde della campagna, alla scoperta di piccole opere d’arte, di tradizioni e di cultura locali, di feste popolari e di sana gastronomia.
Questa pagina vuole offrire uno stimolo per conoscere e per apprezzare una parte del territorio viva e attiva, per uscire dalla città alla scoperta di angoli verdi da valorizzare.


 
Boschetti | Cussanio | Gerbo | Loreto | MaddaleneMelleaMurazzo | Piovani | San Lorenzo |
|
San Martino | San Sebastiano | San VittoreSant’Antonio Baligio | Santa Lucia | Tagliata |

 Le frazioni in sintesi


 BOSCHETTI

Un tempo, Boschetti era costituita dalla Cappella di San Giacomo e dalla chiesa di Santa Maria dei Boschetti. In alcuni documenti del secolo scorso, si sono trovati accenni alla vita della frazione: di norma nella Cappella di San Giacomo erano celebrate funzioni e benedizioni nei mesi invernali, al contrario, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie, in quelli estivi.
L’origine della Cappella di San Giacomo è antichissima, ma s’ignorano i particolari.
La Chiesa di Santa Maria, invece, fu edificata nella prima metà del ’700. Esisteva già un antico pilone, ma fino al 1744 se ne ignorava l’esistenza poiché era nascosto da rovi e siepi. In quegli anni ci fu una grave epidemia tra gli animali della zona, allora gli abitanti liberarono dagli ingombri il pilone e gli resero religiose onoranze, così scamparono all’epidemia.
L’anno successivo vennero in pellegrinaggio autorità e popolo di Cervere, facendo una cospicua offerta, così da poter erigere la Chiesa. In poco più di un anno, infatti, sorse il piccolo Santuario in perfetto stile barocco, con racchiuso al centro dell’abside il pilone miracoloso e, cosa unica dopo il Santuario di Vicoforte, con la cupola interna sopra l’altare, di forma ellittica, al punto da far pensare che sia stato lo stesso architetto Gallo a darne il disegno. Il Santuario votivo della "Madonna delle Grazie" fu solennemente benedetto nel 1746 dal Vicario Generale della Diocesi Mons. Michelangelo Caramelli.
Nel 1923 la Cappella di San Giacomo e la Chiesa di Santa Maria delle Grazie formarono un’unica rettoria, però viste le scadenti condizioni della Cappella di San Giacomo, 1925 fu sconsacrata.
Nel 1947, per iniziativa dell’ultimo rettore, Don Alessandro Lingua, Boschetti otteneva, con il Fonte Battesimale, l’erezione a Parrocchia e il titolo rimase quello dì Santa Maria delle Grazie.

Una curiosità...  
Il "Foro" di Boschetti.
Alla fine del secolo scorso fu costruito un condotto in mattoni per trasportare l’acqua da Stura, nel punto in cui era più alta, fino alle terre di Boschetti. Questo condotto, chiamato appunto" Foro", fu costruito interamente a mano, con pala e carriola, ed è tutt’oggi funzionante.

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 CUSSANIO

La storia di Cussanio è strettamente legata all’apparizione della Madonna e al Santuario detto della "Madonna della Divina Provvidenza". Prima, infatti, la zona era disabitata, destinata a pascolo o malsana, causa l’acqua che ristagnava sul terreno.

Tutto iniziò, quindi, con l’apparizione della Vergine Maria al pastore sordomuto Bartolomeo Coppa l’otto e l’undici maggio 1521, donandogli parola, udito e saziandolo con tre pani e mandandolo ai fossanesi per invitarli a penitenza. Poco dopo, scoppiò una pestilenza, allora i fossanesi accorsero sul luogo e fecero voto di costruire una chiesa non appena fosse scongiurato il contagio. Fu eletta una cappella poi sostituita da una chiesa più ampia, all’arrivo a Cussanio, nel ‘600, dei padri Agostiniani della Congregazione di Genova; gli stessi frati costruirono anche il grandioso complesso del convento di fianco al Santuario.

Nell’età napoleonica il convento e la chiesa furono abbandonati. Nel 1872 il vescovo Emiliano Manacorda, giunto presso la Diocesi, rivendicò la proprietà del convento confiscato dal demanio statale e decise la completa ristrutturazione del Santuario. I lavori ebbero inizio poco dopo il 1875 e proseguirono per circa vent’anni. L’unica navata venne prolungata, furono edificate due navate laterali e l’interno venne abbellito con altari, sculture e pitture.

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 GERBO

La frazione Gerbo ha origini antichissime. Pare che le terre della frazione siano state abitate dai Romani, i quali vi avevano fondato una colonia. Ciò è indicato dalla presenza di lapidi, medaglie e monete ritrovate nei campi. Una di queste lapidi è fissata nella facciata della Chiesa. Un’altra, particolarmente importante, parla di un certo Minucio, cittadino romano, dal quale sembra derivi il nome di Romanisio, dato al vecchio Gerbo. Infatti, dall’unione di Rus, campagna e Minicij, di Minucio, si è formata la parola Romanisio. Sembra, inoltre, che nelle zone della Cascina Borgo Grosso (Villa Bono) e della Cascina Cappella Rossa, ci siano state costruzioni che andavano dal 100 dopo Cristo al 1200-1300. Dopo la distruzione dell’Impero Romano, non si hanno più notizie di questo luogo, fino attorno all’anno 1000, quando cadde sotto i Marchesi di Susa, che divennero padroni assoluti del luogo. Nel 1024, uno di questi Marchesi, fondò una Collegiata di Canonici, con la Chiesa, dedicata a Santa Maria. Probabilmente si trovava dove oggi si vede il Pilone, ormai in pessimo stato, dietro Villa Bono. Si racconta che quello fosse il luogo del vecchio Duomo di Fossano, e che, distrutto questo, fosse stato costruito quel Pilone a ricordo. Attorno al 1100, i Marchesi di Susa, viste le difficoltà per custodire il territorio, conteso dal Marchesato di Saluzzo, stipularono un’alleanza con la Repubblica d’ Asti. Iniziarono così circa 150 anni di lotte e guerre, che videro il Romanisio passare, ora sotto Saluzzo, ora sotto Asti. Stanchi del dispotismo dei feudatari, gli abitanti del Romanisio, guidati da un certo Giovanni Paglieri, riuscirono a preparare una sommossa in cui si destituì il signore impostogli dagli astigiani. Fu allora che gli abitanti di Romanisio, riunitisi in consiglio, deliberarono di mandare alcuni uomini a Fossano, da poco libero comune (1236), per trattare della loro unione. Le trattative si conclusero stabilendo che i Romanisiesi avrebbero occupato quella parte della città in seguito detta terziere del Romanisio. Fu abbattuto il castello e, sotto pena di morte, fu ordinato agii abitanti di distruggere le loro case (di qui forse il nome Gerbo, dato a questo luogo, ormai trascurato e incolto) e di trasportare il materiale a Fossano, per costruirvi la nuova dimora.
Nel frattempo, fin dal 1125, era stato fondato, sul luogo dove oggi si trova la casa canonica, un Monastero, sotto la regola cistercense di San Bernardo e la protezione di San Pietro, dal titolo della Chiesa ad essa annessa. Dal XII al XVI secolo, il Monastero contò numerose monache e divenne molto ricco. Ma nella prima metà del secolo XVI, per evitare i pericoli e i soprusi delle milizie che infestavano quelle zone, le monache si unirono con le consorelle a Dronero. Intanto, l’antica Chiesa di San Pietro, continuò ad essere aperta al pubblico e, con il crescere della popolazione, Mons. Tommaso Biolato, Vescovo di Fossano, "per comodità e salute di quelle anime", eresse, il 24 settembre del 1610, 1a Chiesa di San Pietro, in Parrocchia.

Una curiosità...  
Un Papa a Gerbo.
Agli inizi del XIII secolo, era stato scoperto, nella Chiesa Madonna dei Campi, allora appartenente al territorio del Romanisio, il Corpo di San Giovenale. Per averlo presso di se, i Canonici, trasportarono il Corpo nella loro Chiesa a Gerbo che, al vecchio titolo di Santa Maria, unì quello di San Giovenale. Il rumore dei miracoli operati dal Santo, rese così famosa questa Chiesa che lo stesso Pontefice, Eugenio III, la visitò nel 1237, mentre si recava in Francia per il Concilio di Reims. La fama di San Giovenale e la devozione che verso il Santo ebbero sempre i Romanisiesi, spiega, come poco dopo passati a Fossano, questi iniziarono con il Comune le trattative per la costruzione della nuova Chiesa Collegiata, che nel 1279 fu pronta ad accogliere il Corpo di San Giovenale. Allora i Canonici abbandonarono Gerbo e diedero origine a quello che attualmente è il Capitolo della Basilica Cattedrale di Fossano.

Gli altari di Napoleone.
Ai fati della navata centrale dell’attua1e Chiesa, sono posti due begli altari in noce e radica di noce con due dipinti al centro. Probabilmente appartenevano al convento dei frati di Fossano, poiché sono raffigurati, nei dipinti, alcuni frati con la Madonna. Si racconta che quando Napoleone passò nei dintorni con il suo esercito, li rubò e nel far ritorno in Francia, passando per Gerbo, l’Arciprete lo convinse a donare gli altari alla Parrocchia.

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 LORETO

Fin dall’antichità, sulla strada tra Benevagienna e Fossano, esisteva un pilone dedicato alla Madonna di Loreto. Nel 1527, Luigi De Rossi - Giavella di Fossano, avendo ricevuto una grazia, in segno di riconoscenza alla Vergine, fece costruire una cappella, dedicandola alla Santa Casa. De Rossi - Giavella, fondando la Cappella, provvide anche alle donazioni d’alcuni territori vicini. Il 14 aprile 1612, il Vescovo di Fossano, Monsignor Tommaso Biolatto, erigeva a sede parrocchiale la Cappella di Loreto, che però, dopo poco tempo, fu nuovamente ridotta a Cappellania, a causa delle scarse donazioni fatte, poiché la gente era molto povera.

Nel 1831 la Mensa Vescovile faceva donazione alla Chiesa di Loreto di 20 giornate di terreno. Vista la sufficienza del reddito, Monsignor Ferdinando Bruno di Tornaforte, il 17 maggio 1836, erigeva la Cappellania di Loreto in Parrocchia, smembrandola dalla parrocchia di San Giorgio di Fossano. Nel 1848, fu costruita una casa adiacente alla Chiesa di Loreto per il Vice -curato e, successivamente, per il Sacrestano. Visto il degrado ,ne1 1977, l’’edificio fu demolito per lasciare il posto alle opere parrocchiali per le attività pastorali.
Di valore, all’interno della Chiesa Parrocchiale, sono un affresco del XV – XVI secolo, raffigurante la traslazione della Santa Casa, attorno alla quale sorse prima la Cappella e poi la Chiesa di Loreto,  una vasca battesimale in pietra datata 1441 e un coro ligneo del XVI secolo.

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 MADDALENE

Verso il secolo XI, sorsero, nel vasto territorio della frazione, allora coperto di boschi, le prime case sparse. La tradizione fa i nomi delle prime famiglie: Martina, Garello, Margaria. Dal 1574 al 1799, Maddalene, sotto l’egida dei Savoia, prosperò e migliorò le sue produzioni; si dissodarono terre, si tracciarono strade, s’incanalarono acque irrigue dalla Stura e da Grana, sorsero nuove cascine. Queste terre facevano parte dei territori dei Principi d’Acaja, precisamente dei discendenti da Tomaso Conte di Fiandra, i quali fecero costruire il Palazzo (’1 Palas), massiccio con ampie sale in stile medievale, oggi adibito a Case Popolari. All’inizio dei 1600, non molto lontano dal Palazzo, si raggrupparono alcune famiglie che edificarono, oltre alle loro case, anche una piccola Pieve. Alcuni anni dopo, in seguito ad aiuti finanziari da parte della popolazione, in particolare delle famiglie Armellini e Piozzi, fu promossa a Parrocchia in onore di Santa Maria Maddalena e sotto la protezione della Madonna dei Rosario.
Per la sua posizione geografica favorevole, Maddalene ha il beneficio d’essere concentrica alle altre frazioni vicine, per questo ha una stazione ferroviaria da più di cento anni, anche se attualmente gli orari dei pochi treni rimasti non sono più comodi per nessuno, e l’ufficio postale, presente fin dal 1840. Le scuole sorsero verso il 1870, prima nel "Palas" e poi, dal 1930, nell’edificio attuale, fatto costruire dal Comune.
Il 28 ottobre 1928, fu dato inizio all’Asilo, voluto e realizzato dalla signora Antonietta Ribotta ved. Zanaroli e dedicato al figlio Enrico, morto appena ventenne.

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 MELLEA

Da alcune note storiche e in seguito al ritrovamento di una lapide sulla sponda sinistra dei torrente, risulta che la frazione Mellea deriva il suo nome da un’antichissima villa romana, probabilmente abitata dalla famiglia o tribù Fabia. Durante il periodo feudale, la zona di Mellea passò alla famiglia Ancina che possedeva una villa sulla sponda sinistra del fiume. Gli Ancina, da cui discendeva il Beato Giovenale, Vescovo di Saluzzo, tennero la signoria del luogo fino al secolo XV, quando vendettero tutti i possedimenti in Mellea alla Città di Fossano. Furono probabilmente i signori Ancina a prodigarsi per l’erezione dell’attuale Chiesa, dedicata alla Madonna della Neve ed ai SS. Clemente e Magno, che nel corso dei secoli ha subito diverse modificazioni. La sua antica origine e testimoniata da un registro dei battesimi del 1600, conservato nell’archivio. Fino agli inizi dei 1800 la Chiesa era una cappellania, succursale della Cattedrale di Fossano, considerato che per i frazionisti era scomodo recarsi a Fossano, viste le precarie condizioni delle strade. Nel 1833, con l’interesse e l’appoggio della Casa Savoia, mons. Luigi dei Marchesi Franzoni, arcivescovo di Torino ed amministratore della vacante Diocesi di Fossano, il 14 agosto, eresse la Chiesa in parrocchia.

Nel corso di questo secolo, sono stati fatti diversi lavori alla Chiesa parrocchiale, è stata intonacata e decorata a nuovo, il campanile è stato abbellito e innalzato, sono state costruite la canonica, l’asilo e il salone.  

Una curiosità
Il torrente di Mellea.

Il nome dei torrente che taglia la frazione Mellea ha una storia particolare. Dalla sorgente fino al punto d’entrata nel territorio di Mellea (fino a Centallo in pratica), si chiama "Torrente Grana".

Dalla frazione fossanese, cambia nome e prende quello della frazione stessa, "Torrente Mellea", fino alla foce in Maira.

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 MURAZZO

Le origini della frazione sono incerte, in ogni modo si sa certamente che era preesistente alla fondazione di Fossano. Di natura piuttosto sassosa, la terra di Murazzo è abbastanza fertile ed è irrigata da due importanti canali, la "Leona" e la "Nuova", che ne formano la vera ricchezza. Pur essendo pianeggiante, il terreno è costituito, nella direzione nord-sud, da tre piani affiancati a diverso livello. Circa il numero d’abitanti, non ci sono dati sicuri fino al 1665, quando erano appena 270 persone. Questo perché dal 1240 fino agli ultimi anni dei 1500, il paese fu abbandonato dai signori, trasferiti a Fossano, e la regione divenne deserta, disabitata, coperta di boschi, senza prete, senza scuole e senza vita civile. Ma a partire dal ’700, come risulta dai resoconti delle visite pastorali dei Vescovi, la popolazione crebbe, fino a raggiungere quota 1300 nel 1838. La popolazione rimase costante per circa un secolo, poi cominciò il declino fino a raggiungere, oggi, circa 800 abitanti. Per quanto riguarda la Chiesa, non si conoscono le origini, ma si sa che esisteva già a fine ’500. Era piccola e povera senza campanile, né sacrestia, era pure senza volta, pavimento e tetti. Nel 1593, facendo la sua prima visita pastorale a Murazzo, il primo Vescovo di Fossano, mons. Camillo Daddei, prescrisse che la Chiesa fosse sistemata a dovere. Il 13 ottobre 1610, la Chiesa campestre di Murazzo fu eretta in Parrocchia da mons. Tomaso Biolato, con il titolo di "Santa Maria della Neve". I lavori alla chiesa continuarono: fu costruito il campanile, la sacrestia, l’archivio e il battistero. Fu eretto, inoltre, il Camposanto. Infine, alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, è stato terminato il "Centro Frazionale" a fianco della chiesa.

Una curiosità...  
Il nome.
Secondo il dizionario, la parola "Murazzo" è nome comune e significa "diga" o "muraglione". La frazione è stata indicata così probabilmente perché, fin dai tempi antichi, aveva dei muraglioni che la difendevano dalle inondazioni dello Stura. Per questo fu chiamato "Murazzo" o, come si diceva anticamente, "il Murazzo".

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 PIOVANI

Le notizie sulla storia di Piovani sono molto poche. Abbiamo alcune informazioni solo dal 1500. A quell’epoca, infatti, esisteva già una cappella. Nel 1613, probabilmente per le pressioni dei Baroni di Isola di Benevagienna, che possedevano la miglior terra di Piovani, fu eretta in parrocchia. Il parroco, un astigiano, prese il beneficio parrocchiale e mai si fece vedere a Piovani Allora i capifamiglia stanchi della situazione dopo tre anni senza parroco, andarono        dal Vescovo di Fossano e fecero ridurre Piovani a semplice Cappellania. Gli abitanti di Piovani allora oscillavano dai 750 agli 850. Le proprietà dei Baroni di Isola, nel corso dei secoli passarono ad altri signori: i Bonvicino, i Rossi, i Crosa, i Vico. Nel 1823 Piovani ridivenne parrocchia con circa 800 anime.

Una curiosità...  
Piovani nobiliare. Un tempo, gran parte delle Terre di Piovani appartenevano a famiglie nobili. Oggi molte aziende sono proprietà dei nobili Marenco che possiedono a Piovani la "Villa Marenco", ancora oggi residenza estiva dei discendenti di questo casato nobiliare.

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 SAN LORENZO

Alcune lapidi ritrovate nel territorio, riportano l’origine di San Lorenzo, l’antichissimo villaggio di Villamirana, all’epoca romana forse una colonia o un importante Villa. Le prime notizie sono però datate attorno l’anno 1028,  menzionate nella carta di fondazione dell’Abbazia di San Pietro di Savigliano. Secondo altri storici pare che Villamirana sia stata fondata solo nell’XI secolo dai Signori di Sarmatorio, che avevano lasciato Villafalletto per trovare un luogo più sicuro. Fin dal 984 era, però, possedimento della casata degli Operti, ai quali appartenevano le terre di Savigliano, Marene e delle Fontane. La consistenza di questo villaggio era indubbia e lo testimoniano il castello, le torri, la parrocchia e le numerose proprietà. Nel 1247, la famiglia Operti fece un’ampia cessione a favore dei comune di Fossano, da poco costituito, dei territori di Villamirana, Salmore, Ricrosio e Santo Stefano dei Bosco.
Verso il 1360, l’antico villaggio di Villamirana fu distrutto durante l’accanita battaglia tra il marchese di Saluzzo e Giacomo d’Acaia, alleato con Amedeo VI di Savoia, combattuta presso il luogo ancora oggi detto di Santa Marta. Intorno al 1500, in regione San Lorenzo, venne fatto costruire, da un’altra famiglia nobile, i Bava, signori di Ricrosio e di Cervere, un imponente castello. Coi passare dei secoli, poi, le terre acquitrinose della frazione, vennero bonificate, con la creazione di canali per l’irrigazione. Diventò florida la coltivazione dei gelso e l’allevamento dei baco da seta.
Non esistono documenti sulla costruzione della Chiesa. Una prima relazione scritta su come fosse realmente, è datata 1830. A fine secolo venne ampliata, con la costruzione delle due navate laterali e dal secondo dopoguerra, iniziarono diversi lavori di restauro. Gli ultimi, sono dei primi anni Ottanta del secolo scorso, che hanno riportato la Chiesa al suo antico splendore, rimettendo a nuovo la facciata, l’interno e il battistero, reso famoso dal Battesimo di Don Giacomo Alberione, fondatore della Famiglia Paolina. San Lorenzo fu eretta a Parrocchia il 7 gennaio 1928. Nel 1929 venne ampliata con l’aggiunta dei territorio di Tetti Paglieri.

Una curiosità...  
La galleria sotto il Castello.
Si racconta che un tempo esistesse una galleria che, partendo dal castello dei Bava, lo collegasse alla torre in modo da mettere in salvo gli abitanti in caso di pericolo o attacchi da parte ei nemici. Ma, fino ad ora, nulla è mai stato trovato o scoperto in merito a questo racconto.

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 SAN MARTINO

Prima della costituzione dei Comune di Fossano (1236), ci sono accenni ad un’antica Chiesa nella campagna, detta di San Martino che, assieme ad altri borghi (Fraschea, Motta, Baligio, Villamirana), facevano capo al municipio di Romanisio. Nel 1438, Giovanni Malliano donò al capitolo della Cattedrale alcune giornate di terra poste in San Martino e Cussanio perché, con i proventi, si potesse restaurare la Cappella di San Martino. Ma il Consiglio dei Canonici della Cattedrale gli fece cambiare idea: la donazione passò alla cappella di Santa "Cattarina”. Così la Cappella dovette attendere ancora qualche secolo per la sua trasformazione.
Dal 1300 al 1600, la storia di San Martino e dei suoi abitanti, quasi scompare dagli annali. I contadini in questo periodo si ritirarono oltre le mura per ragioni di sicurezza. Solo durante il giorno uscivano dalla porta cosiddetta di San Martino per portare il bestiame al pascolo nelle terre circostanti, fertili e ricche d’acqua.
Tra il 1600e il 1700, famiglie aristocratiche, enti ospedalieri, istituti religiosi, fissarono la loro proprietà in queste terre e vi mandarono i loro mezzadri a lavorare. Successivamente i proprietari si tassarono con decime di grano e meliga per costruire una chiesa più grande e assicurare il servizio religioso ai loro dipendenti.
Nel 1738 esisteva una Chiesa delle dimensioni di quell’attuale, in stile barocco, con facciata a mezzogiorno e timpano decorato; un Cappellano veniva da Fossano a celebrare e a fare il Catechismo.
Nel 1829, mori a Roma il Cardinale Guidobono Cavalchini, insignito di un’antica commenda denominata "Santa Maria in Pensolato", già dimora di monaci benedettini, posta nel rione dei Baligio. Il Vescovo pro tempore di Fossano, mons. Luigi Fransoni, si affrettò a richiederne la soppressione, che fu concessa con Breve Pontificia dei 3 settembre 1829 e i beni di detto Beneficio furono devoluti per due terzi all’erezione della nuova parrocchia di Sant’Antonio Baligio ed un terzo a San Martino. Con questi fondi la cappella campestre fu trasformata in cappellania, con annessa casa parrocchiale. Fu così nominato dal Vescovo il primo Cappellano residente.
Le maggiori modifiche della Chiesa sono avvenute nel secolo scorso: è stato sostituito il pavimento, la Chiesa è stata abbellita all’interno con diversi lavori decorativi, nel 1924 veno,costruito, a fianco della Chiesa, con il lavoro dei frazionisti, l’edificio delle scuole, chiuse nel 1980, fu sostituita la campana, fu costruito il salone parrocchiale, la facciata venne restaurata e dipinta.
Nel 1962, mons. Giovanni Dadone, trasformò San. Martino in Parrocchia.

Una curiosità…  
Un documento conservato nell’Archivio Parrocchiale, narra il ritrovamento dei Santi Martiri Alverio e Sebastiano. Il 2 gennaio 1427, alcuni pastori stavano pascolando le loro giovenche nel terreno davanti alla Chiesa di San Martino, quando avvertirono una strana melodia provenire dal terreno. Accorsero numerose persone accornpagnate da Superiori Ecclesiastici e vennero rinvenute, nel punto in cui si sentiva cantare, due cassette di ferro lunghe tre palmi. Un’iscrizione su un biglietto indicava che i corpi erano le reliquie di Sant’Alverio e San Sebastiano, martiri della legione Tebea. Il 26 gennaio dello stesso anno, con una solenne cerimonia, i corpi vennero traslati nella Chiesa Maggiore di San Giovenale a Fossano. Oggi sono conservati nell’altare posto a sinistra dell’altare maggiore. Alcune ossa di questi corpi, sono tornate a San Martino e vengono tuttora conservate in una piccola urna nell’altare a loro dedicato. Ancora oggi, il 26 gennaio si commemora il trasferimento delle loro ossa.

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 SAN SEBASTIANO

Della Chiesa di San Sebastiano non si conosce la data d’erezione, di certo esisteva già prima dei 1600, come Chiesa campestre di "San Sebastiano alla Communia". In quel periodo, era poverissima, in stato d’abbandono e senza Sacerdote. Alla Messa festiva provvedeva il Rettore di    Sant’Anna che saliva una domenica a San Sebastiano della Communia ed un’altra a Murazzo. Pur essendo Chiesa dipendente da Fossano, si adempivano tutte le funzioni, dal battesimo al matrimonio, al funerale. Venne quindi, dopo alcuni anni, provvista di Cappellano e, per permetterne la presenza stabile, cominciarono le prime donazioni. Andarono così definendosi i confini, dapprima incerti, di San Sebastiana, in particolare, dopo l’erezione delle parrocchie di Murazzo, Maddalene e Gerbo, che ne delimitano il territorio.

Dal 1654 al 1836 ci furono 23 Rettori, che ressero la piccola comunità, sempre in crescita negli anni: da poco più di 200 abitanti, attorno al 1600, ai 707 dei 1746, ai 1163 dei primi dell’800. Questo aumento demografico fu dovuto soprattutto ad un miglioramento e allo sviluppo dell’agricoltura, grazie alla canalizzazione delle acque, all’abbattimento dei boschi e al dissodamento delle terre. La Chiesa fu ristrutturata e ampliata agli inizi dei XIX secolo.

Nel 1836, la comunità di San Sebastiano, fu costituita in parrocchia.

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 SAN VITTORE

Per mancanza di documenti scritti, non si conosce con esattezza la storia di San Vittore nel Medioevo. Probabilmente i primi che arrivarono in questa terra furono le tribù liguri chiamati da Caio Plinio "capiliati" poiché portavano lunghi capelli. In seguito, anche i Saraceni passarono per questi luoghi, mettendo a ferro e fuoco la zona.
Le prime capanne di San Vittore furono i cosiddetti "Tetti", cioè fienili e legnaie che gli abitanti del borgo "Romanisio", l’attuale frazione Gerbo, costruirono per avere una sosta in più. Verso il 1300 tali costruzioni si modificarono e divennero abitazioni in muratura vere e proprie; in seguito a ciò si stabilirono i primi abitanti a San Vittore.
Nel ’500 furono costruiti la cappella agreste, a pochi metri dall’attuale chiesa e il cimitero. Non si conosce l’anno di costruzione della chiesa attuale, ma si sa che fu eretta a parrocchia il 2 gennaio 1837. La parrocchia di San Vittore, ora, prosegue il suo cammino pastorale con la vicina parrocchia di Piovani.

Una curiosità...  
La commovente storia dell’Altare del Carmine.
Agli inizi della prima guerra mondiale, le famiglie di San Vittore fecero voto di cambiare l’antico altare dedicato alla Madonna del Carmine con uno più prezioso, se i 60 soldati della frazione fossero ritornati tutti salvi. La Madonna accettò le preghiere, l’altare fu ricostruito e San Vittore è l’unica frazione di Fossano che non ha alcuna lapide dei caduti in guerra.

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 SANT’ANTONIO BALIGIO

Fin dal Medioevo, Sant’Antonio Baligio era una Cappellania dipendente dalla Cattedrale di Fossano. La Chiesa, a quell’epoca, era dedicata all’apostolo San Giacomo e chiamata dalla gente dei posto "Al Balis", in latino "Ad Balixium", derivato dall’antico "San Jacob ad Galitiam", così detto perché era una sosta dei pellegrini diretti al Santuario di Santiago di Compostela in Spagna.
Nel corso degli anni, data la distanza da Fossano, la Cappellania ebbe un Cappellano residente e si poté anche battezzare. All’inizio dei ’600, s’insediarono, in queste terre, i Frati Antoniani, che ottennero la "Cascina Cornmenda", nella cui cinta era situata la Chiesa di San Giacorno. Gli Antoniani fecero vari ampliamenti e restauri alla Chiesa, trasformandolo in luogo di culto per il loro Santo, assai popolare in quel periodo, grazie anche alla famosa cura dei "fuoco sacro" detto di Sant’Antonio. Così al nome di San Giacomo si aggiunse quello di Sant’Antonio, che, poco alla volta, prevalse, fino a restare da solo a denominare la località: "Sant’Antonio Albaligio" e poi "dei Baligio".

Il nove ottobre 1830, la Cappellania di Sant’Antonio Baligio fu eretta a Parrocchia. Da questo momento la frazione ebbe un notevole sviluppo. Fu costruito il Camposanto e ristrutturata la Chiesa con una nuova facciata. Furono poi eseguiti altri lavori di restauro e ammodernamento. Furono realizzati, inoltre, il campo sportivo e la piazza. Nel 1961, il Priore, Don Pierino Osenda, fece costruire la  nova  Casa Canonica.

Una curiosità…  
La meridiana moderna. Sulla facciata della Chiesa di Sant’Antonio Baligio campeggia una bella meridiana nuova di zecca, terminata alla fine del 2000. Il progetto era dell’ex parroco; egli aveva seguito il progetto fin dall’inizio, facendo personalmente i calcoli per l’esatto posizionamento della meridiana sul muro, e dettando, in punto di morte, le parole che desiderava fossero scritte e che oggi, grazie ai frazionisti, si possono leggere sulla meridiana.

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 SANTA LUCIA

Per l’assoluta mancanza di documenti storici e testimonianze, non sappiamo molto sulla storia di questa frazione. I pochi dati che abbiamo sono relativi alla chiesetta in mattoni di Santa Lucia. Anche di essa se ne ignora l’origine, ma si sa che già nel 1632, si parlava di questa chiesa nella visita pastorale di Mons. Federico Totti.
Negli anni, ha subito diversi restauri e, la struttura odierna, risale alla ricostruzione operata nel 1912, quando fu allungata di 6 metri e dotata di facciata e terrazzo.
Oggi la Chiesa di Santa Lucia è in buone con- dizioni e accogliente, grazie al lavoro dei frazionisti che ne hanno cura.
Attualmente Santa Lucia fa capo alla Parrocchia dello Spirito Santo.

Una curiosità…  
Leggende Contadine.
In frazione ci sono due ponti con nomi particolari: il "Punt d’i Gat" (Ponte dei Gatto) e il "Punt d’le Masche" (Ponte delle Masche). I loro nomi derivano dalle antiche storie e leggende che si raccontavano nelle lunghe sere d’inverno di un tempo. Il Ponte del Gatto è chiamato così perché si raccontava, che nei pressi dei ponte, si aggirasse un uomo con la testa di gatto. L’altro invece, perché la gente vedeva cavalcare sul parapetto dei ponte un cavallo bianco con sul dorso un cavaliere vestito di rosso. 

Una storia di altri tempi.
Agli inizi di questo secolo era solito andare a dir Messa a Santa Lucia Don Aragno, sacerdote di modi affabili, mite e legato al popolo. Usava andare in frazione a cavallo di un asino e ogni volta, passava sotto le finestre della casa dei Marchese Rossi. Un giorno sentì la moglie dei Marchese dire "Toh várda lì: ’n asu ca na ména n’aut" (Toh, guarda che vedo: un asino che ne che porta un altro). Don Aragno incassò e proseguì il suo viaggio. Al ritorno, si fermò, suonò il campanello della casa della Marchesa e, alla marchesina che venne ad aprirgli, disse semplicemente: "Cai disa a sua mare che a l’è na soma" (Dica a sua madre che è un’asina). La ragazza rimase sbalordita a quelle parole, le riferì alla madre, che fece pronta querela davanti al giudice. Convocate le parti, Don Aragno chiarì soavemente l’equivoca situazione: "La Marchesa a l’avia dime a l’andata che ‘n asu a na menava n’aut; al riturn, l’ò mach vursù precisè che a iera nén ’n asu che menava n’aut asu, ma ’na soma che a menava ’n asu." (La Marchesa mi aveva detto all’andata che un asino ne conduceva un altro; al ritorno ho solo voluto precisare che non era un asino che guidava un altro asino, ma era una soma, un’asina che guidava un asino). (Tratto da "li cielo sopra il Castello" di Beppe Manfredi).

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 TAGLIATA

Alcuni pezzi marmorei di un’antica strada romana ritrovati presso la Chiesa e nei dintorni, testimoniano un’origine tardo romana di Tagliata.

Le condizioni ambientali della frazione dall’epoca romana fino all’erezione della città di Fossano (1236) erano difficili e precarie, infatti, la popolazione era costituita da pochi pastori alla ricerca nuovi  pascoli  e da boscaioli, che spaccavano legna per venderla in città.

In quei tempi sorse il primo centro religioso e anche un primo centro civile, una cappella, per opera dei monaci dei vicini monasteri. Verso il 1600, dopo l’apertura dei Canale di Bra, la frazione conobbe tempi migliori.

La Chiesetta campestre acquistò il titolo di rettoria nell’ambito della parrocchia di Santa Maria dei Salice, fino al 1851 e poi di San Giovanni fino al 1938, anno dell’erezione di Tagliata in parrocchia. sotto il titolo di "Madonna della Neve".

 Negli anni successivi furono fatti diversi lavori per opera dei primo priore, don Costanzo Gastaldi, ad esempio furono realizzata una parte dell’attuale casa canonica, fu costruita la navata sinistra della Chiesa fino al campanile e gli affreschi dell’intera Chiesa furono rifatti.

Una curiosità...  
La strana denominazione dei paese.
Tagliata, lungo il corso dei secoli, non si chiamò sempre così. Infatti, quand’era cappella campestre alle dipendenze della parrocchia dei Salice, veniva indicata con il nome di "Santa Maria della Neve".

Nel 1500 prese il nome di "Santa Maria della Tiglia ", perché molti tigli la circondavano.

Quando un grosso tiglio che sorgeva maestoso li vicino venne abbattuto, il piccolo centro religioso venne chiamato " Santa Maria della Neve in Tagliata ", poi semplicemente " La Tagliata."

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 LE FRAZIONI IN SINTESI

BOSCHETTI
Popolazione: 201 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Tagliata, Salmour
sud: Loreto
ovest: Fossano
nord: Fossano, Tagliata 

FESTA PATRONALE: Madonna delle Grazie - Terza domenica di settembre


CUSSANIO
Popolazione: 283 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: S. Lorenzo, S. Lucia
sud: Fossano
ovest: Fossano
nord: Genola


FESTA PATRONALE: Madonna della Cintura – Ultima domenica d’agosto


GERBO
Popolazione: 228 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Fossano, San Sebastiano
sud: San Sebastiano, Maddalene
ovest: San Vittore
nord: Sant’Antonio Baligio, San Martino

FESTA PATRONALE: San Magno Martire – Penultima domenica di agosto


LORETO
Popolazione: 403 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
a est: Bene Vagienna
a sud: Trinità
a ovest: Trinità, Boschetti
a nord: Salmour

FESTA PATRONALE: Festa dell’Assunta – 15 agosto


MADDALENE
Popolazione: 523 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: San Sebastaino, Murazzo
sud: Murazzo, Piovani
ovest: Piovani, San Vittore
nord: Gerbo

FESTA PATRONALE: Madonna del Rosario - prima domenica di ottobre

MELLEA
Popolazione: 233 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Savigliano, San Vittore
sud: San Vittore, Piovani
ovest: Centallo
nord: Villafalletto, Vottignasco, Savigliano

FESTA PATRONALE: SS. Clemente e Magno – terza domenica di settembre

 

MURAZZO
Popolazione: 785 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: fiume Stura, Montanera
sud: San Biagio
ovest: Piovani, Maddalene
nord: San Sebastiano

FESTA PATRONALE: Madonna della Neve – prima domenica di agosto


PIOVANI
Popolazione: 273 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Maddalene
sud: Murazzo
ovest: Centallo
nord: Mellea, San Vittore

FESTA PATRONALE: Madonna Annunziata – quarta domenica di Aprile


SAN LORENZO
Popolazione: 318 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Savigliano, Cervere, Tagliata
sud: Tagliata, Santa Lucia
ovest: Santa Lucia, Cussanio
nord: Genola, Savigliano

FESTA PATRONALE: San Lorenzo – seconda domenica di agosto


SAN MARTINO
Popolazione: 192 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Fossano
sud: Gerbo
ovest: Sant’Antonio
nord: Sant’Antonio Baligio, Fossano

FESTA PATRONALE: Santa Cristina – penultima domenica di luglio

SAN SEBASTIANO
popolazione: 625 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Sant’Albano, Montanera
sud: Montanara, Murazzo
ovest: Maddalene, Gerbo
nord: Fossano

FESTA PATRONALE: San Grato – prima domenica di settembre

 

SAN VITTORE
Popolazione: 286 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Sant’Antonio Baligio, Gerbo, Maddalene
sud: Piovani
ovest: Mellea
nord: Levaldigi

FESTA PATRONALE: San Maurizio Martire – quarta domenica di settembre


SANT’ANTONIO BALIGIO
Popolazione: 253 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Genola, Fossano
sud: Fossano, San Martino
ovest: Gerbo, San Vittore
nord: Levaldigi

FESTA PATRONALE: San Giacomo – ultima domenica di luglio


SANTA LUCIA
Popolazione: 296 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: San Lorenzo, Tagliata
sud: Tagliata, Fossano
ovest: Fossano
nord: Fossano, Cussanio

FESTA PATRONALE: Santa Lucia – seconda domenica di settembre


TAGLIATA
Popolazione: 201 abitanti (al 31 maggio 2004)
Confini:
est: Cervere
sud: Salmour
ovest: Boschetti, Fossano, Santa Lucia
nord: San Lorenzo
FESTIVITA’ RELIGIOSA:  Madonna della Neve – prima domenica di agosto
FESTA FRAZIONE: Penultima domenica di luglio

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